Domenica 22 Giugno, anno del Signore 2025, ore 8:00 ed i pittori non arrivano. Sono a casa, disfatto dal terzo weekend di smonta&rimonta, svuota&riempi mobili e suppellettili. Aspetto il pittore che mi deve rinfrescare l’ultima stanza; c’è da spostare l’armadio a sei ante e da solo non ce la può fare. Le previsioni sono estremamente invitanti e avrei dovuto esser già sulla via di Enemonzo da almeno mezz’ora per poter mettere a frutto tutto il potenziale di questa giornata. E invece sono qui, ed il pittore ritarda. Mi impongo la calma, tanto incazzarsi non migliora le cose. Eccolo, parcheggia, sale.
Subito a lavoro. Decide che va smontato anche il letto che m’aveva detto di lasciar montato. Prendi il chiavino, smonta, rimuovi e finalmente spostiamo l’armadio. Fatta, sono libero. Metto le scarpe, saluto e parto. Evelino riesce a far ritardo sul mio ritardo; un vero professionista del settore. Sono le 9:00 e finalmente siamo in viaggio. Fortuna che Evelino ha il piede pesante e viaggia spedito. Arrivo previsto: 11:00, e così sarà. Viper e Diego son già decollati, ma pare che non sia così ricca come previsto. All’ombra dell’hangar armo il Gioiellino (il mio fantastico Discus b, ex Cartoccio). Batterie, ossigeno, cibarie, etc.. Hotspot sul telefono e assai poco convinto trasferisco il nuovo tema che ho elaborato, sul navigatore: “oggi non lo farò mai, ma almeno potrei fare il primo pilone, tanto per familiarizzare”. Da anni ho due temi in canna: un 500 su triangolo FAI (Matrei-Panarotta-Piedicolle), ed un 500 anda&rianda in Pusteria-Gaital (roba troppo facile mi dice qualcuno).
Più passa il tempo e più il triangolo tendo a ritenerlo utopistico; il secondo effettivamente un po’ facile e forse noioso. Mi invento quindi una Farfalla (Lauco, Bosek, Monte Alto, Cima Prst, Lauco) che almeno mi obbliga a non andar su e giù sempre per le stesse creste. Bon! Lo carico in LK per veder se funziona e… …vabbè dichiariamolo, tanto…”. 12:20, dopo tutti (tranne Evelino che predilige il volo pomeridiano) decollo e sento che bene o male son tutti ancora in zona, meglio sganciare un po’ più in alto: 1600, libero! Ravanando il giusto in zona Arvenis guadagno i 1800, di più non si fa e decido di far maturare la giornata andando a vedere come ho messo lo Start. Anni fa mi costò ore sotto l’inversione uno start mal posto. Beeep! Start fatto a mille sette e qualcosa. Sono ormai quasi le 13:00, torno all’Arvenis che non è che sia migliorato e decido di tentare allo Zoncolan. Subito i 2000, via al Crostis e subito a fare un po’ di costonate al Volaia fino ai 2500. LK mi da 46km al pilone ed ho l’insolita – direi quasi insana – sensazione che sia così vicino da essere praticamente già fatto, mah! A nord il cielo è molto invitante, non tantissimi cumuli ma belli e alti. Via, sui contrafforti a Nord del confine per un bel 2700 e poi oltre la Gaital, alle Dolomiti di Lienz che mi regalano i 2900. Per il momento si viaggia a queste quote qui, aria limpida e cumuletti ben piazzati. Attraverso e, cima-cima, cresta-cresta, mi affaccio al primo pilone. Attraverso la valle ed il Primo è fatto.
Figura 1- Girato Bosek (Austria), 140km al secondo pilone.
Viviano e Diego sono a Vipiteno e parlano di 3500-4000m facili. Guarda caso il mio secondo pilone è lì, sono quasi le 14:00, e prima di tornare a casa non vedo programma migliore per spendere il resto della giornata. Di fiore in fiore viaggio senza alcun problema verso il Monte Alto, stabilmente tra i 3000 ed i 3500. Alle 15:30 giro Monte Alto e mi avvio verso casa.
Figura 2- Monte Alto, Vipiteno
Le quote già ricche si alzano fino ad un meraviglioso 4200 su Dobbiaco, alle 16:20.
Figura 3- In orbita a Dobbiaco. Sullo sfondo nubi basse ed aria stanca.
Ho il rientro-relax assicurato e mi avvio verso la mia amata Carnia godendomi lo zig-zag tra le condensazioni qui assai più basse. A Sappada ho ancora i 3000, e sono ben sopra le basi.
Figura 4 Carnia, sopra le nuvole. (immagine di repertorio)
Ovviamente non si muove una foglia, e smaltisco andando avanti. Al Sernio inizio a toccare il bordo del cono di Enemonzo e quindi devo muovermi come si deve. L’aria non è più così limpida, vedo bei cumuli al Canin “ma arrivaci da qui!”. Intorno a me cumuli più niente, al massimo qualche fumulus. Alla fine del Sernio la solita termica pare sia andata in vacanza, ho i 1800, posso provare la Amariana ma se non me la da… . Il costone nulla, ma poco fuori uno sbuffetto attira la mia attenzione. Ultima chance: “se non c’è, vado al campo”. Mi riporta ai 1900 e spiccioli e “posso provare il Plauris”. Sono le 17:00 e LK mi dice che ci sono 70km tra me ed il terzo pilone. 150km a queste ore non li ho nemmeno mai immaginati, di solito son ben atterrato, con birrozza in mano, e un voletto da raccontare. Però… …la strada mi è ormai abbastanza familiare… …al Canin la situazione sembra ancora attiva: “vediamo che succede al Plauris”. Ed il Plauris non tradisce!
Mi avvio lungo la cresta, i segni son pochi e non tanto chiari. La cresta tiene e mantengo l’uno a venti su Rivoli. Per motivarmi penso alle frasi del mio Maestro (Giaio): “rotolando s’impara”; “in fondo non sono veramente le cinque ma solari sono le quattro”. A metà del costone sono sul bordo del cono di Rivoli e inizio a titubare. Non trovo salite, segni pochi, almeno fino a Bovec. Guardo avanti, guardo indietro. La situazione non mi convince: “meglio tornare a casa e riprovarci la prossima volta”. Prua Ovest ma… … dopo qualche centinaio di metri giro qualcosa che mi ridà la speranza di andare avanti: “male che vada atterrerò a Bovec”. Ai piedi del Canin niente di entusiasmante e vado a provare il costoncino di Bovec. Tiene come al solito, e in fondo c'è il solito cumulo. Oltre vedo il costone del Nero ottimamente cumulato. Ancora 30km al pilone. Il costoncino è generoso ed il cumulo pure; li sfrutto e vado al Nero. Costone ricco ma non mi fermo, "è tardi e devo andare avanti". Al Nero il cumulo c’è ma la salita non la trovo. 1770m, vado avanti. Salto la prima costola che vien giù dal Nero e alla seconda ne trovo una bella. Quando arrivo in base c’è ancora tanto valore. Mi mancano gli ultimi 13km su un costone che però gira parallelo alla brezza ed è senza alcun segno: “questa me la devo ciucciare il più possibile!”. Giro ancora fino a che l’orizzonte quasi scompare ma verso il basso vedo ancora molto bene. Ai 2200 lascio, accostando verso la cresta che mi porterà al pilone.
Figura 5- 13km al terzo pilone, cima Prst (Slovenia)
Beeep! Fatto, incredibile, ora devo solo arrivare in campo… …eh no, non è esattamente così. Mentre batto i costoni alla ricerca di aria buona, realizzo che il tema va chiuso, e a una quota minima: mille metri sotto la quota di partenza. "Ah! e quale sarebbe?" Ricordo un vago mille e settecento e qualche cosa. Di interrogare la strumentazione non ho più la lucidità e non vorrei incasinarla. Stabilisco un prudenziale mille e ottocento, e di conseguenza una minima di ottocento. Sono ormai allo Stol e viaggio intorno ai 1500; devo saltare il Tagliamento e ritornare al pilone di Partenza, giusto all’estremo ovest del costoncino di Lauco (una 50na di km). Al Chiampon, ancora lontano, vedo un po’ di fumetti, ma niente che lasci prevedere gran salite. Ci arrivo sotto i 1500, alle 18:30. Con qualche otto e qualche giro, giusto guadagno i 1500: Non vedo il Faeit per la foschia ed il sole contro e basso, ma vado. Appena lasciato il Chiampon un bellissimo -1,6 di Netto: “e che c… …fortuna!”. Vedo un para costonare il San Simeone: “magari lì non si scende”; accosto ed il Netto si azzera. 1300m, ancora 20km, e 500m sopra il traguardo. Avanti Savoia! Speriamo nel costone Viper (Faeit-Piombada). Il costone non mi tradisce e mi regala un quasi 1370m a 10km dall’Arrivo. Devo decidere se continuare e fare il giro del Verzegnis, o tagliar dritto. Il giro di solito mi espone a tanto sottovento e non mi porta a Lauco in pompa magna, decido per il dritto.
Figura 6- 10km all'Arrivo.
Aspettandomi discendenza accelero più che posso e poi supero la cresta; mi becco subito un Netto di -2,6. Dopo poco finisce e a 1200 inizio a galleggiare anche grazie alla riduzione di velocità. 1250m ed ancora 5km e mezzo. Dovrebbe esser fatta ma ho la geniale idea di accostare a Lauco per un ulteriore sostegno: -1 di Netto, “bravo, complimenti, bella idea!”. Non guardo più nulla se non la distanza da traguardo che taglio quasi in scampanata per non lasciare nulla di intentato. Taglio sopra i 900m: “se non ho fatto c.zzate ho chiuso i 500 del Diamante, ziobilly!!!”.
Quasi non ci credo, cerco di mettere a fuoco quello che potrei aver cannato, ma la lucidità non è proprio al massimo. Fuori subito il carrello “per non dimenticare” e giù, senza fretta, per la 2 6. Toccata dolce e stop alla casetta. Apro la capottina e apprezzo l’aria fresca (o quasi) delle 18:46.
Figura 8- Il Gioiellino sul campo di Enemonzo. (immagine di repertorio)
Gli amici mi dicono che ho un certo “ghigno” sul volto (n.d.r. qualcuno dice che mi ride anche il lato B). Di tanti tentativi in giornate potenzialmente ideali, su tracciati ben studiati, rischio di portare a casa il Diamante in una giornata “partita male”, su un percorso inventato pochi giorni prima. Cosa non sono la vita e questo meraviglioso sport!? Come la famosa scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita.
Vostro,
Alessandro terronevolante ing. Muller Busco
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